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Il caso Fabbri: una vittoria per il Made in Italy


Risale all’11 febbraio 2021 la notizia che probabilmente tutti gli imprenditori interessati al business con la Cina stavano aspettando con trepidazione.

Infatti si tratta della prima volta che un’istituzione cinese, precisamente la Corte del Popolo del Distretto di Shanghai Yangpu, abbia dato ragione ad un’azienda straniera in occasione di un delicato contenzioso incentrato sulla concorrenza sleale.

Protagonista di questa vicenda è stata la nota azienda italiana Fabbri 1905, una holding specializzata nel settore dolciario e del beverage e che esporta il suo prodotto di punta, l’Amarena in sciroppo, in più di 100 paesi tra cui la Cina.



Il gruppo italiano si era stabilito in Cina a partire dal 2009, quando fondò Fabbri China, un’azienda filiale con sede a Shanghai. Dopo aver affrontato e superato le fisiologiche difficoltà connesse con un contesto economico, sociale e culturale molto differente quale quello cinese, l’azienda Fabbri era riuscita a conquistarsi uno spazio di nicchia ed a consolidarsi con successo nel mercato cinese operando nella distribuzione di linee pasticceria, gelateria, beverage e successivamente anche di prodotti destinati al largo consumo.

L’oggetto della disputa giudiziaria riguardava il furto di proprietà intellettuale da parte di due aziende cinesi, Yi Pai Chocolate (Tianjin) Co. e Beijing Jin Mai Xing Long Food Co, ree di aver imitato il famoso decoro a strisce blu e bianche disegnate su ceramica faentina, il packaging che aveva da sempre contraddistinto i prodotti dell’azienda bolognese.

La sentenza con la quale la Corte del Popolo aveva riconosciuto l'“alta reputazione” del packaging caratterizzato dal tradizionale decoro bianco e blu sanciva un ulteriore riconoscimento per il gruppo Fabbri, ma soprattutto rappresentava un punto di svolta fondamentale per la tutela del Made in Italy in Cina.

Pertanto questo caso ha creato un precedente unico in Cina, evidenziando come lo stato cinese sia ora pronto non solo ad incoraggiare, ma addirittura a difendere, promuovere e tutelare l’ingresso di prodotti di qualità e le innovazioni delle aziende straniere nel territorio del Dragone.

Tuttavia per molte aziende italiane, soprattutto per una larga fetta delle PMI operanti nel settore del F&B, la Cina ed il mercato cinese rappresentano ancora un tabù, una sfida troppo grande da affrontare e, per quanto affascinante, con probabilità di successo tutt’altro che certe.

Dunque la penetrazione nel mercato cinese viene avvertita come un rischio troppo elevato che probabilmente non valga la pena di compiere; tuttavia esempi come la Fabbri rendono invece l’idea di come intraprendere un business in Cina possa essere estremamente sicuro e redditizio, a patto che si riesca a comprendere le dinamiche fondamentali del contesto cinese e che si investa non per un risultato immediato, ma per scorgerne gli effetti nel lungo periodo.

Infatti distributori o competitors cinesi sono sempre pronti a sfruttare a proprio vantaggio la disinformazione e l’inesperienza circa le leggi e le procedure burocratiche da parte degli imprenditori occidentali.

Ed è per questo motivo che sarebbe opportuno non lasciare nulla al caso ed affidarsi magari a consulenti o mediatori commerciali con skills avanzate in contesto Cina anche e soprattutto per la procedura di registrazione del marchio in Cina, lo step più importante lungo la strada che conduce ad un business di successo.

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